Leucemia, speranze dal trapianto «intra-osseo»Inoculando le cellule staminali da cordone ombelicale nell’osso
Leucemia, speranze dal trapianto «intra-osseo»Inoculando le cellule staminali da cordone ombelicale nell’osso
La ricerca va avanti io lo so... ecco le ultime novità...
Lancet Oncology uno studio dei ricercatori del San Martino di Genova
Leucemia, speranze dal trapianto «intra-osseo»Inoculando le cellule staminali da cordone ombelicale nell’osso, anziché in vena, si potrà curare un maggior numero di malati
La donazione del cordone ombelicale può essere decisa in gravidanza
Una nuova tecnica di trapianto di cellule staminali può ampliare le possibilità di cura per i malati di leucemia, aumentando il numero di pazienti in grado di beneficiare della terapia e riducendo i rischi di complicanze. Secondo i ricercatori del Centro cellule staminali e terapia cellulare del dipartimento di Emato-Oncologia dell’ospedale San Martino di Genova, che l’hanno ideata e sperimentata per la prima volta, le cellule staminali contenute nel sangue del cordone ombelicale sembrano garantire risultati migliori se inoculate direttamente nell’osso dei pazienti anziché infuse per endovena, come attualmente accade sia con le staminali da cordone, sia con quelle da midollo osseo. L’équipe, diretta da Francesco Frassoni, ha pubblicato i risultato del suo lavoro sulla rivista Lancet Oncology.
STAMINALI DIRETTAMENTE NELL'OSSO - La recentissima pubblicazione descrive i risultati ottenuti su 32 pazienti tra i 18 ai 66 anni colpiti da leucemia acuta, anche se, ha dichiarato Frassoni, al San Martino di Genova sono già stati effettuati 58 trapianti con questa tecnica. I ricercatori hanno iniettato le cellule di cordoni ombelicali direttamente nelle ossa del bacino, precisamente nella cresta iliaca postero-superiore (l’osso che sporge ai lati dell’addome) in pazienti precedentemente preparati al trapianto con chemio o radioterapia ad alte dosi. Lo scopo dei trapianti di staminali (sia da midollo osso sia da cordone ombelicale) è, appunto, fare piazza pulita delle cellule malate e sostituirle poi con cellule sane, grazie alla capacità delle staminali di generare miliardi di globuli rossi, bianchi e piastrine. Con l'iniezione via endovena, però, solo il 10 per cento delle cellule inoculate raggiunge effettivamente il midollo osseo, dove vengono prodotte tutte le cellule del sangue.
ATTECCHIMENTO PIU’ VELOCE - Nei pazienti coinvolti dalla sperimentazione, invece, le cellule staminali dall’osso del bacino si sono diffuse in tutte le altre ossa del corpo e, allo stesso tempo, nella sede di inoculo è partita un’intensa attività proliferativa, le staminali si sono moltiplicate per poi produrre cellule mature del sangue. «E’ forse per queste ragioni che il trapianto intra-osseo assicura un recupero dei valori ematologici in tempi più brevi» hanno osservato i ricercatori.
VIA LIBERA ANCHE PER GLI ADULTI – Il nuovo metodo consentirebbe di effettuare con successo il trapianto da cordone ombelicale anche in casi prima quasi “impossibili”, come in pazienti che hanno una compatibilità limitata con il sangue del donatore o come gli adulti. Il sangue da cordone ombelicale, infatti, contiene una quantità ridotta di cellule staminali (un decimo rispetto a quelle raccolte dal midollo osseo) e quindi si può utilizzare su bambini o persone al di sotto dei 50 chili di peso. «Nell’adulto - spiegano gli autori - questo tipo di trapianto in molti casi ha un attecchimento difficile e comunque assai ritardato, esponendo i pazienti al rischio di gravi complicazioni soprattutto infettive». Ma al tempo stesso, rispetto al trapianto di midollo osso, presenta dei punti di forza fondamentali, ha ricordato Francesco Frassoni: «Ha il vantaggio di avere tempi di realizzazioni brevi. Esiste infatti una rete internazionale (NETCORD) cui accedere per la ricerca di sacche già bancate e disponibili».
UN REGALO PREZIOSO DALLE NEO-MAMME - Oltre che nel midollo osseo, infatti, le cellule staminali sono concentrate nel sangue placentare . Quando una donna in gravidanza sceglie di diventare donatrice, subito dopo il parto le staminali vengono raccolte dal cordone ombelicale, che altrimenti verrebbe buttato. Non ci sono rischi né per la madre né per il bambino e, dopo le necessari analisi, la sacca con il sangue placentare viene conservata anche per molti anni, pronta per l’uso al momento del bisogno. Secondo quanto riportato dall’Ail, l’Associazione italiana per la lotta a leucemia, linfomi e mieloma, i tempi tra l’individuazione del donatore e il trapianto sono circa dimezzati (3 mesi) con il sangue da cordone ombelicale rispetto al trapianto di midollo (6 mesi e 1 per cento di rifiuti), che per forza di cose richiede lunghe procedure di contatto e assenso da parte del donatore.
COMPATIBILI 90 MALATI SU 100 - I risultati positivi di queste prime fasi di sperimentazione accendono nuove speranze, conclude Frassoni: «Molti più pazienti rispetto a prima possono ora trovare la possibilità di effettuare un trapianto utilizzando unità cordonali reperibili tra i circa 150.000 cordoni bancati nel network internazionale. In pratica, il 90 per cento degli individui che iniziano una ricerca per un trapianto con cellule di cordone ombelicale trovano unità cordonali adeguate per effettuarlo. Inoltre da una prima analisi del trapianto intra-osseo, sembra che la incidenza della malattia-trapianto-verso-ospite (una grave complicanza del trapianto) sia ridotta; occorre però una casistica più grande per una conferma definitiva».
Donatella Barus
11 settembre 2008
Lancet Oncology uno studio dei ricercatori del San Martino di Genova
Leucemia, speranze dal trapianto «intra-osseo»Inoculando le cellule staminali da cordone ombelicale nell’osso, anziché in vena, si potrà curare un maggior numero di malati
La donazione del cordone ombelicale può essere decisa in gravidanza
Una nuova tecnica di trapianto di cellule staminali può ampliare le possibilità di cura per i malati di leucemia, aumentando il numero di pazienti in grado di beneficiare della terapia e riducendo i rischi di complicanze. Secondo i ricercatori del Centro cellule staminali e terapia cellulare del dipartimento di Emato-Oncologia dell’ospedale San Martino di Genova, che l’hanno ideata e sperimentata per la prima volta, le cellule staminali contenute nel sangue del cordone ombelicale sembrano garantire risultati migliori se inoculate direttamente nell’osso dei pazienti anziché infuse per endovena, come attualmente accade sia con le staminali da cordone, sia con quelle da midollo osseo. L’équipe, diretta da Francesco Frassoni, ha pubblicato i risultato del suo lavoro sulla rivista Lancet Oncology.
STAMINALI DIRETTAMENTE NELL'OSSO - La recentissima pubblicazione descrive i risultati ottenuti su 32 pazienti tra i 18 ai 66 anni colpiti da leucemia acuta, anche se, ha dichiarato Frassoni, al San Martino di Genova sono già stati effettuati 58 trapianti con questa tecnica. I ricercatori hanno iniettato le cellule di cordoni ombelicali direttamente nelle ossa del bacino, precisamente nella cresta iliaca postero-superiore (l’osso che sporge ai lati dell’addome) in pazienti precedentemente preparati al trapianto con chemio o radioterapia ad alte dosi. Lo scopo dei trapianti di staminali (sia da midollo osso sia da cordone ombelicale) è, appunto, fare piazza pulita delle cellule malate e sostituirle poi con cellule sane, grazie alla capacità delle staminali di generare miliardi di globuli rossi, bianchi e piastrine. Con l'iniezione via endovena, però, solo il 10 per cento delle cellule inoculate raggiunge effettivamente il midollo osseo, dove vengono prodotte tutte le cellule del sangue.
ATTECCHIMENTO PIU’ VELOCE - Nei pazienti coinvolti dalla sperimentazione, invece, le cellule staminali dall’osso del bacino si sono diffuse in tutte le altre ossa del corpo e, allo stesso tempo, nella sede di inoculo è partita un’intensa attività proliferativa, le staminali si sono moltiplicate per poi produrre cellule mature del sangue. «E’ forse per queste ragioni che il trapianto intra-osseo assicura un recupero dei valori ematologici in tempi più brevi» hanno osservato i ricercatori.
VIA LIBERA ANCHE PER GLI ADULTI – Il nuovo metodo consentirebbe di effettuare con successo il trapianto da cordone ombelicale anche in casi prima quasi “impossibili”, come in pazienti che hanno una compatibilità limitata con il sangue del donatore o come gli adulti. Il sangue da cordone ombelicale, infatti, contiene una quantità ridotta di cellule staminali (un decimo rispetto a quelle raccolte dal midollo osseo) e quindi si può utilizzare su bambini o persone al di sotto dei 50 chili di peso. «Nell’adulto - spiegano gli autori - questo tipo di trapianto in molti casi ha un attecchimento difficile e comunque assai ritardato, esponendo i pazienti al rischio di gravi complicazioni soprattutto infettive». Ma al tempo stesso, rispetto al trapianto di midollo osso, presenta dei punti di forza fondamentali, ha ricordato Francesco Frassoni: «Ha il vantaggio di avere tempi di realizzazioni brevi. Esiste infatti una rete internazionale (NETCORD) cui accedere per la ricerca di sacche già bancate e disponibili».
UN REGALO PREZIOSO DALLE NEO-MAMME - Oltre che nel midollo osseo, infatti, le cellule staminali sono concentrate nel sangue placentare . Quando una donna in gravidanza sceglie di diventare donatrice, subito dopo il parto le staminali vengono raccolte dal cordone ombelicale, che altrimenti verrebbe buttato. Non ci sono rischi né per la madre né per il bambino e, dopo le necessari analisi, la sacca con il sangue placentare viene conservata anche per molti anni, pronta per l’uso al momento del bisogno. Secondo quanto riportato dall’Ail, l’Associazione italiana per la lotta a leucemia, linfomi e mieloma, i tempi tra l’individuazione del donatore e il trapianto sono circa dimezzati (3 mesi) con il sangue da cordone ombelicale rispetto al trapianto di midollo (6 mesi e 1 per cento di rifiuti), che per forza di cose richiede lunghe procedure di contatto e assenso da parte del donatore.
COMPATIBILI 90 MALATI SU 100 - I risultati positivi di queste prime fasi di sperimentazione accendono nuove speranze, conclude Frassoni: «Molti più pazienti rispetto a prima possono ora trovare la possibilità di effettuare un trapianto utilizzando unità cordonali reperibili tra i circa 150.000 cordoni bancati nel network internazionale. In pratica, il 90 per cento degli individui che iniziano una ricerca per un trapianto con cellule di cordone ombelicale trovano unità cordonali adeguate per effettuarlo. Inoltre da una prima analisi del trapianto intra-osseo, sembra che la incidenza della malattia-trapianto-verso-ospite (una grave complicanza del trapianto) sia ridotta; occorre però una casistica più grande per una conferma definitiva».
Donatella Barus
11 settembre 2008
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