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STADIO TERMINALE: DIRLO O NON DIRLO ??

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Messaggio  debbyp1 Mar Feb 19, 2008 6:30 pm

A metà Gennaio 2008 al mio papà è stato diagnosticato un cancro polmonare ormai ad un stadio terminale.
Con tutta la famiglia abbiamo deciso di non dirgli nulla;al mio papà restavano pochi mesi (in realtà sono stati 13 gg in totale).
A lui abbiamo detto che aveva una bruttissima infezione polmonare, ma i medici non sono mai stati daccordo.
Io mi chiedo: come si fa a dire ad un uomo giovane e pieno di vita come il mio papà che gli restano pochi mesi di vita??
Come si fa a dire ad una persona che sta bene e che non ha nessun sintomo che sta per morire?
Per carattere, mio papà se l'avesse saputo se ne sarebbe andato molto prima; aveva voglia di vivere e l'ha dimostrato fino alla fine con dignità!
Per quanto mi riguarda, credo di aver fatto la scelta giusta: si, immaginava qualcosa, ma non così grave!
La speranza di guarire l'ha avuta fino alla fine: proprio prima di morire mi diceva di andare a casa perchè lui si sentiva bene!
Mai negare loro la speranza!
Questa è stata la mia esperienza!
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Messaggio  annac Mar Feb 19, 2008 8:23 pm

cara debby,
il problema che sollevi non è roba da poco....io parto sempre dalla mia esperienza personale, anche se poi penso che proprio perchè ognuno di noi è diverso, le risposte sono infinite.

che mio padre fosse grave, mi è stato detto (oltre che dal suo stato fisico!) anche da due amici medici che pur non avendo il quadro della situazione ben chiaro, si sono subito accorti e mi hanno "portato" da subito a considerare la gravità della cosa.
A mio padre non è mai stato detto apertamente "non c'è nulla da fare" e anche a noi è stato detto brutalmente 3 giorni prima che morisse...quindi a quel punto, cosa fai? gli dici qualcosa? un giorno aveva le allucinazioni, un altro giorno non riusciva a parlare....era inutile.
Ma in realtà per lui, se fosse stato detto tutto in modo più chiaro subito, sarebbe stato meglio saperlo. Di questo sono certa, perchè anche le testimonianze di altre persone, mi confermano (vedi la mamma di simona) come chi è consapevole reagisce spesso con più calma e più razionalità del parente e riesce, magari, a "sistemare" quelle cose in sospeso che ha lasciato, riesce ad essere più incisivo. Io temo che a mio padre questa cosa sia mancata.

Ma....come darti torto sul fatto che in un certo senso, non dicendo, si dà la possibilità alla persona di vivere più "serenamente"?
purtroppo nei nostri casi i ltempo di "scegliere" la cosa migliore è stato oggettivamente insufficiente.
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Messaggio  Simona Mer Feb 20, 2008 3:23 pm

Cara Debby,

la scelta di dire o meno ad un proprio caro che sta male dipende dalle situazioni. Nel caso ti tuo papà tutto è successo così rapidamente che non avrebbe avuto senso metterlo di fronte a questa verità. Invece con la mia mamma è stato diverso. Lei sapeva, anche perchè non potevamo nasconderle le chemio..come potevamo giustificarle..i controlli, le tac..lei pretendeva di sapere tutto e leggeva ogni volta i referti..sapeva che ormai non c'era più niente da fare e che la malattia era andata avanti..in questo modo ha potuto preparare la sua piccolina...e noi...ha affrontato tutto con coraggio e serenità..

A presto,
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Messaggio  Renée Mer Feb 20, 2008 3:56 pm

... effettivamente non c'è una risposta giusta per tutti. Dipende dai singoli casi. Quattro anni fa quando a mio padre venne diagnosticato per la prima volta un carcinoma, all'inizio decisi di non dirgli nulla. Ho preferito aspettare dopo l'intervento, e dopo i risultati dell'esame istologico. A quel punto non potevo non dirgli che aveva un tumore maligno visto che si è dovuto sottoporre alla radio.

Con il carcinoma II la vendetta, invece, abbiamo scelto di non dirgli nulla per molto più tempo. L'esame istologico dopo il secondo intervento parlava chiaro... ma conoscendo mio padre, sapevo che sarebbe piombato in una depressione senza via di uscita. Nessuno poteva dirgli quanto tempo gli restasse, quindi non volevo che vivesse con l'angoscia della morte quando ancora poteva vivere! Volevo che continuasse a lottare e a vivere le sue giornate seguendo le sue passioni, i suoi hobby, sfruttare al massimo tutta l'energia che aveva. In fondo, stava "bene" fisicamente (ovviamente tralasciando il cancro... e scusate se è poco...). Per molti mesi, infatti, ha vissuto sereno. Fino a dicembre... colpa delle forze che iniziavano a mancare, ha preso coscenza (o ha ammesso con se stesso) che piano piano stava morendo. E' stato in lutto per tutto il mese... poi ha elaborato quello che stava succedendo in modo graduale. Oggi ha "accettato", se così si può dire, che le cure che gli stiamo facendo sono per non fargli avere dolore, e non per guarirlo. Non ha mai voluto leggere i referti - forse perché non gli cambiava nulla sapere che era un carcinoma indifferenziato piuttosto che moderatamente differenziato. Non ha mai fatto domande precise se non in questi ultimi giorni. "Quanto mi resta ancora da vivere" - domanda a bruciapelo mentre lavavo i piatti. Ovviamente gli ho detto la vertià... che non posso saperlo...
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Messaggio  annac Mer Feb 20, 2008 6:26 pm

certo che il problema della depressione, della non voglia di reagire è sempre in agguato, soprattutto, penso, per chi magari ha già avuto anni prima l'esperienza.
Per questo credo molto all'importanza non solo del famigliare/amico/compagno ecc, che certamente più di tutti possono immaginare la reazione emotiva, ma anche della struttura sanitaria. Affrontare la notizia e tutto quello che ne consegue con un esperto accanto, penso possa essere di enorme aiuto per chiunque e anche se forse sono altre le esigenze più impellenti (ottime cure, ottimi medici, ottime strutture) bisognerebbe lottare anche per questo aspetto.
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Messaggio  carpi78 Lun Set 07, 2009 8:15 pm

Salve,io sinceramente non riesco proprio a comprendere il senso di dire a un malato terminale che la sua vita finirà in breve tempo,e comunque solo i parenti stretti di un malato,che conoscono bene il carattere e la sensibilità del proprio caro,possono decidere se è il caso di dire o no la verità.

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Messaggio  ericabaroni Lun Set 07, 2009 10:56 pm

Io credo che ogni caso sia a sè e che ognuno debba fare ciò che lo rende più sereno. Nel caso di mio papà è stato naturale affrontare tutto senza bugie e sotterfugi. Ci ha aiutato a vivere più serenamente. Se accadesse a me di ammalarmi gravemente ,credo che lo vorrei sapere . La vita è mia e non vedo perchè mi si dovrebbe tacere qualcosa di così importante. Credo che il malato debba essere il protagonista della sua malattia, per poter combattere meglio. Nascondere non aiuta. Ma questo è un mio parere.
Un abbraccio
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Messaggio  freehorse Mer Giu 22, 2011 2:32 am

ciao sono nuova e ci sono entrata per caso e leggo su come ognuno di voi affrontiate la situazione
mia sorella ha 36 anni e i dottori hanno detto che nn arriverà alla fine del mese di giugno
io sono lontana e nn posso affrontare il viaggio per vederla assisterla in quanto sono a letto con diverse ernie a disco che i imobilizzano
sono a pezzi perche nn so trovare le risposte a ille dubbi che mi sorgono
abbiamo fatto tutto il possibile? dove abbiao sbagliato?
vorrei essere la con lei e farle sentire che sono vicina ma in fondo al mio cuore voglio tardare di vederla perche lei nn sa che sta morendo
e se mi vede lo capisce subito
coe devo comportarmi ancora nn lo so scusai se magari riaccendo un dolore a con qualcuno devo pur parlare nn posso fare altro se nn quello di parlare
parlare con persone che gia hanno vissuto la stessa esperienza e........................................................

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